Il settore agricolo possiede la capacità unica di fornire alla società risultati positivi per la biodiversità.
L’agricoltura, infatti, è all’origine di numerosi ecosistemi dotati di un’elevata biodiversità e contribuisce al mantenimento della varietà delle specie e di un ricco patrimonio genetico. Anche se i terreni agricoli servono prima di tutto a produrre cibo di qualità e materie prime rinnovabili, la preservazione della biodiversità e un’attività agricola sostenibile sono profondamente legate.
Questo è il motivo per cui, senza l’impegno attivo degli agricoltori, i principali gestori dei terreni, non si può arrestare la perdita di biodiversità ed evitare il deterioramento dei servizi ecosistemici. Le politiche di sviluppo agrario e le politiche di valorizzazione e tutela della biodiversità non dovrebbero, infatti, competere ma coesistere: la cooperazione fra le strategie di preservazione della natura e gli agricoltori, riveste un’importanza cruciale e l’agricoltura stessa dovrà confrontarsi, soprattutto in futuro, con sfide significative.
Non è un caso, infatti, che questa sia la direzione tracciata dalle strategie “A Farm to Fork” e Biodiversità 2030, presentate dalla Commissione Europea e indicate come i grandi pilastri del Green Deal Europeo.
Le due strategie accolgono e rilanciano il principio secondo cui alimentazione, ambiente, salute, agricoltura e biodiversità sono materie strettamente interconnesse. In particolare la strategia Farm to Fork, con un approccio certamente innovativo, dichiara che i “sistemi alimentari devono urgentemente diventare sostenibili e operare entro i limiti ecologici del pianeta”.
E lo fa indicando, tra gli altri, gli obiettivi fondamentali per la biodiversità: 10% delle aree agricole destinate a infrastrutture verdi per la conservazione della natura; riduzione del 50% delle vendite totali di antimicrobici per gli animali d’allevamento e di antibiotici per l’acquacoltura entro il 2030; messa al bando dei pesticidi di sintesi entro il 2050; riduzione di almeno il 20% l’uso di fertilizzanti e trasformazione del 25% dei terreni agricoli in aree destinate all’agricoltura biologica entro il 2030.
Ovviamente queste strategie di indirizzo europeo devono essere declinate all’interno delle singole realtà territoriali ed è qui che Agenzie come Arsial possono – anzi devono – dare il loro contributo.
L’interconnessione tra gli obiettivi delle strategie Farm to Fork e Biodiversità 2030 ci porta a ragionare sull’inevitabile integrazione tra settori anche a livello locale: promozione e tutela dei prodotti agroalimentari tradizionali, valorizzazione di risorse vegetali e animali autoctone, benessere socio-economico della collettività.
Da questo punto di vista il Lazio è una regione straordinaria, ricca di specie animali e vegetali che presentano caratteristiche talmente particolari da renderle uniche.
Il nostro ruolo, in questo contesto, è quello di favorire la condivisione di esperienze e conoscenze per tracciare un percorso comune verso uno sviluppo armonico e sostenibile, soprattutto alla luce del periodo storico che abbiamo vissuto.
In maniera tragica, ma anche simbolica, la pandemia ha infatti riportato al centro della scena il profondo legame tra salute, alimentazione e ambiente, rivalutando l’imprescindibile ruolo dei produttori di cibo, in primis degli agricoltori.
Come sottolineato dal vicepresidente esecutivo della Commissione europea Frans Timmermans: “La crisi del coronavirus ha dimostrato quanto siamo tutti vulnerabili e quanto sia importante ristabilire l’equilibrio tra attività umana e natura. Al centro del Green Deal e della strategia Farm to Fork c’è un nuovo e migliore equilibrio tra natura, sistemi alimentari e biodiversità; con l’obiettivo di proteggere la salute e il benessere dei nostri cittadini e allo stesso tempo aumentare la competitività e la resilienza dell’UE. Queste strategie sono una parte cruciale della grande transizione che stiamo intraprendendo”.