Un Consorzio per lo Sviluppo Industriale del Lazio, che unifica i cinque già esistenti, e un nuovo modo di approcciarsi al territorio ma non solo. Una mission rinnovata e uno strumento in grado di affrontare le sfide che il mondo dell’industria ha oggi davanti, con un mondo totalmente differente da quello esistente al momento della nascita dei Consorzi Industriali. Soprattutto sotto alcuni punti di vista. Di sicuro oggi, più che mai, non si può prescindere da una crescita che sia il più possibile sostenibile.
Ne è totalmente convinto il presidente del Consorzio, Francesco De Angelis, in questi ultimi due anni commissario per la nascita dello stesso e al lavoro per cercare di arrivare ad uno strumento efficace ed efficiente. Necessario per le aziende ed utile alla crescita occupazionale.
Presidente De Angelis, ci siamo. Il Consorzio per lo Sviluppo Industriale del Lazio è ora una realtà. Cosa cambia rispetto al passato?
«Con il Consorzio unico saremo di sicuro più forti. Intanto perché avremo un ente al passo con i tempi e fortemente innovativo. Il Consorzio sarà un organismo intermedio di gestione delle risorse regionali, comunitarie e del Recovery found, con obiettivi in termini occupazionali immediati. E poi la nuova mission include l’attrazione di investimenti, la reindustrializzazione dei siti dismessi, la promozione della costituzione di Aree produttive ecologicamente attrezzate (le Apea), la gestione degli incentivi a favore delle imprese e lo sviluppo di sinergie distrettuali mediante la valorizzazione delle competenze imprenditoriali e scientifiche di ogni territorio».
Oggi si deve sempre di più ragionare in termini non solo globali, ma anche di collaborazione con le altre attività produttive.
«È chiaro che il territorio va visto nel suo insieme e quando parliamo di valorizzazione delle competenze, il riferimento è anche a questo. Pensiamo ad esempio al settore ortofrutticolo della provincia di Latina. Non si può pensare che la produzione sia sufficiente, perché lo stesso avrà bisogno della logistica, della catena del freddo di cui si può usufruire in Ciociaria, del capitale umano. Magari avrà anche necessità di quella rigenerazione industriale su cui possiamo contare recuperando il patrimonio immobiliare e tecnologico-industriale oggi in disuso. Ed ecco che torniamo alla nuova mission del Consorzio, creando un circolo virtuoso di cui possono beneficiare tutti».
Difesa dell’ambiente ed occupazione. Due obiettivi di cui non si può non tenere conto.
«Se volessimo sintetizzarli in una parola diremmo sostenibilità. La prospettiva è questa e non si può prescindere da questa. Lo sviluppo deve essere necessariamente sostenibile se vogliamo salvaguardare il territorio, ma questo non vuol dire che in termini occupazionali se ne risentirà. Anzi. È evidente, però, che per le sfide che abbiamo in mente è necessario avere una visione e una prospettiva più ampie. Mi piace molto utilizzare il termine glocal, una crasi tra locale e globale. Vuol dire che la sfida e la crescita sono sul territorio, ma necessariamente guardando oltre, ovvero all’Europa. L’Europa non è qualcosa di astratto e lontano. L’Europa siamo noi».
Quanto è importante il ruolo della politica nella definizione della visione del futuro e delle strategie del sistema Italia partendo dalla centralità dei territori?
«La politica detta la strategia. È tutto quello che abbiamo detto fino ad ora. È la capacità di guardare oltre avendo bene a mente pochi ma necessari concetti: sviluppo, crescita economica ed occupazionale, sostenibilità».