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BASILICATA: UNA STRATEGIA PER LE PIANTE OFFICINALI

Caratterizzazione e valorizzazione delle piante officinali attraverso una chiara strategia regionale
L’esperienza e le buone pratiche per l’introduzione, il potenziamento e la valorizzazione delle erbe officinali.
Ne parliamo con Maria Assunta D’Oronzio – Tecnologo CREA PB Basilicata - dinamo nei processi di innovazione di prodotto nella filiera delle piante officinali

Il nostro Paese è nella Top-5 dei produttori europei di piante officinali. Da inizio Millennio ad oggi l’Italia ha triplicato la produzione e l’export di alcune piante officinali (PO) mentre ha raddoppiato l’import di altre nonché  gli scambi di spezie e piante aromatiche. Si stima che solo il mercato nazionale delle officinali – oltre 120 specie coltivate, 300 commerciate, considerando anche l’import – valga circa 750 milioni di euro. Cifra che supera i 6 miliardi di dollari su scala globale [1]. 

Una crescente attenzione nei confronti delle PO si è registrata anche in Basilicata, regione che vanta oltre 400 specie di erbe officinali autoctone [2], tra coltivate e selvatiche, che caratterizzano molti paesaggi, rappresentano buone realtà produttive e sono un elemento essenziale delle tradizioni alimentari, gastronomiche e produttive locali, legandosi alla storia e alla cultura di numerosi luoghi. L’attenzione alle PO continua a crescere come dimostrano i dati del monitoraggio eseguito dell’Agenzia Lucana Servizi Innovativi in Agricoltura (ALSIA) che ha rilevato nel 2019 un trend positivo rispetto ai dati ISTAT del 2010, stimando notevoli incrementi sia del numero di aziende (oltre il 400%) sia della superficie coltivata (circa il 239%). La crescita è confermata anche dai dati AGEA relativi ai finanziamenti del PSR 2014-2020; nel 2016 la superficie ad aiuto investita a PO è di 534 ettari e la specie prevalente è il coriandolo.

Il mercato delle PO lucane in risposta alle sollecitazioni di diversa natura (salvaguardia della biodiversità, alimentazione, sostenibilità, multifunzionalità, farmaceutica, ecc.) segue percorsi di sviluppo diversificati per produrre piante per il consumo fresco o spezie o essenze per la preparazione di liquori o oli essenziali per la cosmesi. In molti casi la materia prima lucana viene prodotta secondo pratiche di agricoltura biologica e questo è un ulteriore input che dà un interessante impatto economico alle imprese agricole. 

Il coinvolgimento degli agricoltori lucani, per lo sviluppo della filiera delle officinali, è legato anche all’azione sinergica svolta dagli enti di ricerca nazionali e regionali che lavorano sia sulla  sperimentazione e sia sulla ricerca. Fra questi il CREA, l’ALSIA e UNIBAS che di concerto con il Tavolo nazionale delle PO hanno reso abilitante la micro-filiera lucana dal punto di visto produttivo, tecnologico e organizzativo. Nel corso  degli  ultimi  anni la molteplicità di azioni di sviluppo e di progetti di investimento (in forma individuale e aggregata) di natura regionale e nazionale ha consentito al settore PO di rispondere, con la necessaria qualità,  alle diverse richieste provenienti dai mercati. In Basilicata operano [3]:

  • la Cooperativa Sud-Officinale di Irsina (MT), con 16 ettari di terreni irrigui nella piana del fiume Bradano, ed è leader nazionale nella produzione di piante officinali da agricoltura biologica e biodinamica certificata. Le piante coltivate dalla Sud Officinale sono lavorate (estrazione di oli essenziali) e commercializzate dall’azienda lucana Bioplanta; 
  • la Lucana Officinali Soc. Coop., sorta nel 2016, ha circa 70 ettari di superficie, situati prevalentemente nell’area protetta del Parco nazionale del Pollino, certificati secondo lo standard ISO 22005 per la rintracciabilità di filiera. L’intera produzione di Lucana Officinali è trasformata dalla società EVRA Italia srl, di Lauria (PZ) che lavora anche piante spontanee. Nello stabilimento si estraggono principi attivi e si trasformano una trentina di specie di PO in prodotti di buona qualità.   
  • il partenariato F.L.E.O. (53 partner) mira a stimolare ed incentivare la creazione di una rete stabile tra aziende di produzione, lavorazione e trasformazione delle erbe officinali, operanti sull’intero territorio regionale. Il partenariato opera secondo due linee distinte, la prima prevede la produzione ed il conferimento delle PO all’azienda Lucano 1894 s.r.l., produttrice del noto Amaro Lucano la cui ricetta contempla la presenza di numerose erbe officinali lucane. Le aziende che seguono la seconda linea, invece, producono piante da condimento e le conferiscono al centro di distribuzione SpeSì che, previa lavorazione le commercializza sul mercato con il proprio marchio; 
  • la rete d’impresa Orti Lucani Piante Officinali (O.L.P.O.), nata nel 2017, aggrega 270 aziende con la finalità di incentivare le coltivazioni di PO e aumentare la capacità innovativa e competitiva delle imprese partecipanti attraverso la loro collaborazione, la condivisione di informazioni, lo svolgimento di attività in comune, gli scambi di prestazione e l’esercizio in comune di una o più attività.

La Basilicata è dunque un laboratorio dove si sperimentano e si producono modelli di sviluppo  in grado di generare posti di lavoro e quindi la crescita economico-sociale di diverse aree interne regionali. Anche alcuni istituti agrari partecipano al sistema delle PO sperimentando la fase di coltivazione e la prima lavorazione grazie agli impianti di essiccazione a loro disposizione. 

 

Fig. 1 Il sistema delle PO in Basilicata

 

Al fine di rafforzare la realtà delle PO regionali alcuni partners (enti di ricerca) e stakeholders (aziende agricole e di trasformazione) stanno lavorando nel partenariato transnazionale MEPLASUS (MEdicinal PLAnts in a SUstainable Supply chain. Experience of land-use practices), approvato dalla regione Basilicata nel dicembre del 2020, che coinvolge le reti della Grecia e della Serbia. Il partenariato è coinvolto in attività di scambio delle conoscenze e innovazione sociale e digitalizzazione dell’economia. Gli stakeholders saranno coinvolti lungo l’intera micro-filiera per valorizzare la filiera delle PO secondo modelli innovativi anche di economia circolare orientati al recupero, valorizzazione e riutilizzo degli scarti di produzione e trasformazione (sviluppo di nuovi prodotti, pratiche, processi e tecnologie “verdi”) nonché di servizi innovativi e passeggiate nei giardini di PO.

 

L’universo  delle piante officinali è vario e ancora con enormi possibilità di crescita. Come evidenziato alcune linee di sviluppo sono state già innescate ma molto altro c‘è ancora da fare per rispondere alle richieste del mercato. 

Il sistema della conoscenza sulle PO (enti di ricerca nazionali e regionali, università, istituti scolastici, aziende agricole, ecc) ha contribuito alla crescita sulla caratterizzazione e la valorizzazione della filiera ma altre azioni possono essere ancora sperimentate sul territorio regionale per accompagnare il settore a renderlo sostenibile anche in termini economici attraverso ulteriori linee di attività anche turistiche. Da non sottovalutare la crescita delle piante officinali  in biologico grazie al lavoro fatto dai consorzi con azioni di tutela, divulgazione, servizi, e in ultimo anche del nascente bio-distretto dell’area interna Alto Bradano ecc…

 

  1. Vesentini I. (2020). Spezie e piante officinali, produzione triplicata in 20 anni: nasce una fiera ad hoc (https://www.ilsole24ore.com)
  2. Sansanelli S, Ferri M, Salinitro M et al. Ethnobotanical survey of wild food plants traditionally collected and consumed in the Middle Agri Valley (Basilicata region, southern Italy. Journal of Ethnobiology and Ethnomedicine 201713:50
  3. D’oronzio M.A., Sica C. (2021). MEPLASUS, ricerca e sperimentazione sulle piante officinali nell’ottica della sostenibilità. Agrifoglio n. 103 – Maggio-Giugno 2021 (http://www.alsia.it/opencms/opencms/pdflink/en/d691a49a-8966-11ea-a0d6-97d1852e3443/ MEPLASUS-ricerca-e-sperimentazione-sulle-piante-officinali-nellottica-della-sostenibilita.pdf
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