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VINO: TRADIZIONE, INNOVAZIONE E PASSIONE

Intervista ad un giovane imprenditore vitivinicolo di Pescosolido, in provincia di Frosinone

Scopriamo come produrre qualità interpretando un territorio, attraverso la passione e l’impegno di Danilo Scenna, delegato regionale Lazio Coldiretti Giovani Impresa, dinamo e promotore di progetti e di percorsi volti a rafforzare e migliorare il comparto vitivinicolo, con un’attenzione sempre volta all’ambiente e al paesaggio.

L’IMPORTANZA DEL VINO TRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE;

E’ molto importante il connubio tra tradizione e innovazione, soprattutto per un’azienda che ha scelto di coltivare seguendo il metodo dell’agricoltura biodinamica. Fortunatamente abbiamo a disposizione sia le competenze scientifiche, sia le attrezzature che ci permettono di ridurre al massimo il margine di errore, ma soprattutto di monitorare l’andamento delle patologie, in modo da ridurre notevolmente l’utilizzo della chimica in campo. Non c’è agricoltura sostenibile senza tecnologia.

COME FARE RURALITÀ’ ED AFFRONTARE MERCATO

QUANTO INCIDE LA CRESCITA TERRITORIALE PER UN’AZIENDA

La chiave vincente per lo sviluppo di un territorio come quello dove si colloca la mia azienda: la Valle di Comino, consiste nel mettere in rete le aziende agricole, con gli enti locali/territoriali, con le altre attività produttive del secondo e terzo settore, per rendere sempre più attrattiva un’area geografica ricca di bellezze naturalistiche ed eccellenze enogastronomiche. Di conseguenza, una volta che il territorio riuscirà ad emergere soprattutto in alcuni contesti internazionali, il secondo step sarà quello di potenziare l’internazionalizzazione, offrendo un paniere di prodotti rappresentativi ed identificativi del territorio. In estrema sintesi, l’obiettivo da perseguire è quello di vendere i prodotti all’estero e attirare turisti sul territorio. Per far questo abbiamo bisogno di nuove professionalità (soprattutto nell’ambito della ricettività), e tanta consapevolezza nel potenziale che questo territorio può e deve rappresentare.

D.S. bio ad oggi esporta il 65% dei vini prodotti, soprattutto negli Stati Uniti, in Canada, Francia, Inghilterra e Danimarca. Uno dei pochi meriti della globalizzazione è la possibilità che ha dato alle piccole imprese di poter vendere i propri prodotti in ogni angolo del mondo. Grazie alla digitalizzazione e ai nuovi mezzi di comunicazione, una piccola azienda vitivinicola come la mia infatti può raggiungere nuovi buyers internazionali con poche risorse economiche. Proprio per questo motivo c’è bisogno di potenziare l’offerta produttiva territoriale, nei confronti di una domanda in costante crescita che è sempre più attenta a mangiare bene, sano ed ha fame di conoscere, nuovi prodotti autoctoni, nuovi territori e nuove storie. Il nostro valore aggiunto, come Paese Italia, è la nostra vasta biodiversità. Questo aspetto inimitabile, ci rende vincenti rispetto a qualsiasi altro Paese. Questa ricchezza di specie e di differenziazione di prodotti è racchiusa in una sola parola: Made in Italy. È questo il risultato del lavoro di intere generazioni di agricoltori impegnati a difendere nel tempo la biodiversità sul territorio e le tradizioni alimentari.

Per tutti questi motivi il concetto di concorrenza è superato, bisogna scrollarsi di dosso, per quanto riguarda questo contesto produttivo, questa logica che appartiene al passato. Se ci fossero più aziende agricole che puntino sulla qualità, sulla sostenibilità, su produzioni tipiche di eccellenza, l’unico a trarne beneficio sarà il territorio. Il vantaggio è duplice: se un territorio è forte anche la singola azienda lo sarà.

L’IMPORTANZA DELLA PAC E DEL PSR (E SE HAI PERSONALMENTE UTILIZZATO QUESTI STRUMENTI PER UN TUO PROGETTO);

La PAC rappresenta un buono strumento per la crescita di una piccola azienda, sia per quanto concerne i pagamenti diretti, poiché garantisce un’integrazione al reddito e l’incentivo a continuare su un settore che è costantemente minacciato da avversità climatiche; sia per i Piani di Sviluppo Rurale. Quest’ultimi a volte diventano armi a doppio taglio per le aziende agricole, poiché hanno dei meccanismi e degli iter di gestione troppo complessi. Il primo problema dei P.S.R. è quello del fattore tempo. Purtroppo le lungaggini burocratiche non stanno al passo con i tempi di un’azienda; soprattutto se queste sono in fase di avviamento. Dal momento in cui si appronta una pratica, al momento dell’approvazione e successiva erogazione del contributo, passano anni, e il più delle volte quell’investimento o quelle attrezzature incluse nella pratica del PSR, a distanza di tempo non sono più del tutto funzionali alle esigenze dell’azienda, a causa di nuove scelte imprenditoriali o ancora di più per eventi terzi che modificano i bisogni aziendali.

SE HAI UN PROGETTO SPERIMENTALE DEL QUALE TI STAI OCCUPANDO INDIVIDUALMENTE E/O INSIEME ALLA TUA ASSOCIAZIONE

PROGETTI, POLITICHE O SCELTE PARTICOLARI UTILI PER LA CRESCITA DEL SISTEMA TERRITORIALE

Negli ultimi anni si è registrato in Italia e anche nella Regione Lazio un notevole incremento di nuove aziende agricole guidate da giovani under 35. Un piccolo esercito, che ha scelto di dedicarsi all’agricoltura e  di abbandonare le altre attività produttive, dall’industria al commercio.

Nel Lazio c’è stata una crescita del 10 per cento negli ultimi cinque anni. E’ un apporto innovativo e tecnologico quello che i giovani imprenditori riescono a dare ad un settore che ha bisogno di sperimentare nuove sfide, soprattutto legate ai cambiamenti climatici. Un grande merito è dovuto anche alla multifunzionalità. Le nuove aziende agricole infatti, non si dedicano soltanto alla mera produzione di prodotti agricoli, ma variano dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo, ma anche alle attività ricreative, l’agricoltura sociale, l’agri benessere e la produzione di energie rinnovabili.

La maggior parte delle nuove aziende che si sono insediate sono composte da giovani imprenditori che autonomamente decidono di lanciarsi in questa nuova sfida, senza avere l’azienda di famiglia alle spalle, come spesso accadeva in passato. Molti di loro hanno svolto esperienze lavorative diverse, spesso distanti dal mondo agricolo, ma hanno voluto scommettere sulla campagna con passione, innovazione e professionalità. 

Questo ritorno alla terra e ai territori di appartenenza è significativo anche in Valle di Comino. In quest’area c’è un altro aspetto rilevante: la maggior parte delle nuove aziende ha scelto di iniziare questo percorso con metodi di agricoltura sostenibili, dal biologico al biodinamico, passando per la permacultura. A testimonianza di questo trend, negli ultimi anni è nato il biodistretto Valle di Comino.

Si tratta di una grande opportunità per la crescita economica e sociale di un’intera area; è un passo verso la piena consapevolezza del grande patrimonio naturalistico e ambientale che abbiamo a disposizione, e del dovere morale di mantenerlo e preservarlo per le generazioni future; siamo i custodi di un territorio incontaminato che vede nell’agricoltura una forma di sviluppo nel breve e medio periodo. 

Oltre al biodistretto, che è un progetto che riguarda trasversalmente l’intero comparto agricolo locale, un progetto al quale stiamo lavorando da più di un anno insieme ad altri produttori vitivinicoli è quello di metterci in rete, sfruttando il know how e le capacità dei singoli, per emergere come gruppo. Da sempre in provincia di Frosinone si è svolta una viticoltura non professionale, specialmente nelle aree che non rientrano nelle DOC e DOCG, ma negli ultimi anni questo trend si è invertito. Grazie alla riscoperta di diversi vitigni autoctoni, ci sono nuovi areali dove si sta producendo a livello professionale, e negli ultimi anni sono nate diverse cantine che stanno riscuotendo un ottimo riscontro commerciale e tanti riconoscimenti sul panorama nazionale ed internazionale. Sono tutte realtà di media o piccola dimensione. L’idea è quella di unirci, ognuno con la propria peculiarità, senza perdere la propria identità, ma dandoci un disciplinare che rispetti alcuni punti cardine: avere almeno la certificazione biologica per la coltivazione e fare fermentazioni spontanee in cantina. In questo modo, potremmo da un lato incrementare l’offerta di ricettività sul territorio puntando sull’enoturismo, dall’altra “aggredire” nuovi mercati internazionali partecipando ad eventi fieristici insieme.

Insomma, la parola d’ordine per la crescita di questo territorio è cooperazione. Senza la sinergia e l’unione di intenti non potremo mai emergere. I presupposti ci sono tutti per fare un ottimo lavoro e i primi risultati si stanno già raccogliendo; bisogna solo accelerare questo processo mettendo in campo professionalità e spirito imprenditoriale.

La parola d’ordine è cooperazione. 

 

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Ruralidea
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