È grazie all’introduzione di Leader, che nel corso degli ultimi trent’anni, che il sostegno dell’UE a livello locale assume una nuova prospettiva: diventa sinonimo di politica bottom up e integrata, basata sulla valorizzazione delle specificità territoriali, del rapporto tra i diversi settori di intervento, della cooperazione tra soggetti pubblici e privati e della partecipazione ai processi decisionali. Cambiano i contenuti e le modalità di intervento, diventano prioritari gli obiettivi di sostenibilità, diversificazione e benessere sociale e la promozione di forme innovative di governance del territorio. Si modificano i meccanismi gestionali e attuativi con lo spostamento, grazie all’attivazione dei Gruppi di Azione locale (GAL), dei livelli istituzionali verso il basso. Un cambiamento di prospettiva che porta sempre più a coniugare la tenuta economica dei territori e delle imprese sul mercato con la valorizzazione dei “beni pubblici e collettivi” erogati dall’agricoltura e dalle aree rurali: beni ambientali, culturali e alimentari di qualità; diversificazione economica, servizi “agro-politani” e di welfare.
I Trent’anni di attuazione di Leader hanno dimostrato le capacità e il valore aggiunto di questo strumento per lo sviluppo locale e, nello stesso tempo, evidenziato l’importanza di disegnarne la funzione strategica nell’ambito delle politiche UE e i meccanismi di implementazione e gestione per assicurare efficacia e efficienza.
Nella prossima fase di programmazione 2023-2027, l’UE affida al Leader un compito importante: intervenire affinché le zone rurali diventino più sostenibili (perché climaticamente neutrali), accoglienti (per gli elevati standard di qualità della vita offerti), attrattive (per la tipologia e la remuneratività delle occasioni lavorative disponibili). Non si può fare a meno di chiedersi se Leader possa effettivamente rispondere efficacemente. Soprattutto, se consideriamo che le risorse di cui dispone sono sostanzialmente scarse: in Italia, nella fase 2023-2027, l’investimento FEASR sarà di circa 650 mln di euro (in media 3 o 4 mln per zona di intervento (assumendo che ci saranno circa 200 GAL).
La prima questione, quindi, riguarda proprio la funzione di Leader nell’ambito della Politica Agricola UE. Questo strumento, più che concorrere in senso stretto al raggiungimento degli out-put e risultati già previsti dagli interventi della Politica Agricola e di Sviluppo Rurale UE, come prevalentemente avvenuto nelle ultime due fasi di programmazione (R. Di Napoli e S. Tomassini, 2017), dovrebbe agire per innescare nuovi percorsi di sviluppo locale. Insomma, andrebbe recuperata la capacità di LEADER nel favorire la sperimentazione di approcci integrati e multisettoriali per potenziare, come indicato dalla Regolamentazione UE, le funzioni di alto livello dell’agricoltura e delle zone rurali, principali erogatrici di prodotti, beni alimentari, ambientali e sociali essenziali per assicurare il benessere delle popolazioni locali e urbane.
Perciò, l’intervento Leader dovrebbe essere principalmente finalizzato a favorire l’introduzione di innovazioni nei contesti locali: rafforzando il capitale sociale e il sistema territoriale ovvero le relazioni fra le specificità territoriali, gli attori economici pubblici/privati, gli abitanti e i fruitori extra-locali attraverso attività sociali, economiche, ambientali o culturali; favorendo cambiamenti strutturali, intesi come nuovi processi di prodotto e modelli organizzativi nelle imprese, enti locali e nella gestione e uso delle risorse private e pubbliche; incrementando l’erogazione e la fruibilità dei beni e servizi, materiali e immateriali, presenti sui territori (privati, pubblici e comuni) per la loro trasformazione in valore sociale ed economico.
Leader quindi dovrebbe ri-appropriarsi del proprio carattere prevalentemente immateriale, dando spazio alle azioni di animazione per accompagnare e sostenere il sistema territoriale rafforzando: le sinergie fra settori, le reti fra attori (pubblici e/io privati); l’avvio e il consolidamento di start-up, imprese culturali-ricreative e sociali, manifatturiere e artigianali attraenti per le fasce più giovani; la complementarità e l’interazione fra i centri locali (istituzionali, produttivi, sociali) con quelli extra-locali (es. urbani) che aiutano a sviluppare funzioni di alta qualità, attrarre nuovi investitori, migliorare il rapporto fra costi di transazione e popolazione locale.
Quanto fino ad ora descritto, enuclea cosa dovrebbe fare Leader me non come dovrebbe farlo. Le Strategie di Sviluppo Locale non dovrebbero essere “generaliste” e comunque mantenere un carattere integrato, multisettoriale e innovativo. L’individuazione di ambiti tematici innovativi, attorno ai quali pianificare gli interventi delle Strategie Locali, può contribuire a definire meglio le modalità di azione. Gli ambiti tematici dovrebbero essere interpretati come strumenti per disegnare nuovi percorsi di sviluppo e non come obiettivi o risultati dell’azione di Leader. Le proposte tematiche degli attori di Leader, riassunte nel documento “Per una visione di lungo termine delle aree Leader” (CREA-RRN, 2020) , inviato poi alla CE in vista della Comunicazione CE “A long-term Vision for the EU’s Rural Areas”, tendono a valorizzare principalmente le nuove catene di valore rurale, quali: servizi ecosistemici, biodiversità e risorse ambientali; sistemi locali del cibo, distretti/biodistretti, filiere agricole e agroalimentari; servizi, beni, spazi collettivi e inclusivi; comunità energetiche, bioeconomiche e economia circolare; sistemi di offerta socioculturali e turistico-ricreativi locali; smart village.
La proposizione di ambiti tematici, essenziale anche per l’elaborazione di strategie non generaliste e per migliorarne il design, di per sé non è sufficiente a garantire una azione integrata capace di favorire, come negli auspici del quadro normativo, lo sviluppo di economie sia tangibili (come infrastrutture e servizi) sia intangibili (come le capacità di rafforzare le sinergie fra settori e operatori all’interno del territorio e con altre aree rurali e urbane). Per questa ragione e per evitare l’elaborazione di SSL frammentate in una molteplicità di interventi che implicano un aggravio amministrativo e di gestione, è necessario calibrare i meccanismi attuativi di Leader con le specificità dell’approccio e i fabbisogni locali.
In questa prospettiva l’implementazione delle operazioni di Leader non può essere tale e quale a quella degli altri interventi del Piano Strategico Nazionale per la Politica Agricola. E’ essenziale favorire la messa in campo di operazioni oltre quelle previste dal principale fondo riferimento (il FEASR) e prevedere meccanismi di gestione specifici per quei progetti che permettono di aggregare gli attori locali per comunità di interessi (progetti complessi di comunità, di rete, di co-gestione pubblica e privata); di raggruppare e gestire un numero ingente di domande, di piccola dimensione finanziaria (progetti ombrello); ridurre gli oneri per i beneficiari locali per progetti di limitate dimensioni finanziarie (progetti di scala locale).