In troppi casi si assiste ad un disallineamento tra la mission statutaria delle rappresentanze e gli obiettivi perseguiti delle strutture. Questo distacco fa venir meno quel patto di lealtà tra rappresentato e rappresentante. Si logora così il valore privatistico della delega e più in generale si snatura la funzione propria dei corpi sociali in una democrazia compiuta.

Individuare le motivazioni che sottendono tale fenomeno non è affatto semplice, ma certamente a monte c’è l’appesantimento delle strutture e i costi che ne derivano ad intaccare il ruolo e la mission della rappresentanza.
I ricavi dei bilanci sono legati per la quasi totalità all’erogazione di servizi ai soci per pratiche che mediano il rapporto con la pubblica amministrazione. Tali meccanismi nati come forme nobili di sussidiarietà orizzontale oggi, per quantità e qualità, rischiano di modificarsi in vere e proprie “concessioni” che la politica fa alla rappresentanza.
La prima conseguenza è il moltiplicarsi di adempimenti burocratici spesso inutili e costosi,
Il secondo effetto è il rischio reale di una riduzione dell’incisività rivendicativa e della compressione del ruolo propositivo della rappresentanza.
L’appesantimento economico a volte viene compensato con impropri tentativi di proiettare le strutture di rappresentanza in progetti economici che per definizione dovrebbero essere gestiti da imprese
In questi casi il corto circuito che si genera è duplice.

In primo luogo perché l’attività economica potrebbe entrare in concorrenza con quella delle imprese socie rappresentate generando un vero e proprio conflitto di interessi
Secondo perché si potrebbero costituire modelli di impresa e di gestione agli antipodi rispetto a quelli tutelati e rappresentati statutariamente dalla associazione.
L’allentamento del rapporto rappresentato/ rappresentante si risolve spesso nella riduzione del peso dell’associato e della dirigenza eletta nelle decisioni e dunque nella compressione del normale processo democratico.
Inutile dire che questa situazione intacca pesantemente quel compito di mediazione, di sintesi e di proposta proprio dei corpi intermedi e di cui, oggi più che mai, si avrebbe enorme bisogno.
Il momento storico che viviamo impone dunque una “rivoluzione” nelle forme della rappresentanza e nei processi organizzativi e decisionali della stessa. Il capitale umano, la conoscenza e la competenza, unitamente alla democrazia interna possono e devono tornare protagonisti
Ecco perché occorrerà promuovere nuove alleanze, nuove aggregazioni, nuovi contenitori e rimuovere con determinazione ciò che sarà di ostacolo al cambiamento.